Il Tempio come Cosmogramma

Spazio Sacro

Sempre, nella storia dell’umanità, la Tradizione ha avuto un suo spazio, una sua importanza. Che fossero grandi religioni ormai acclamate, o nascenti ideali pieni di slancio ma poveri di uomini, il bisogno di rivolgere uno sguardo nell’invisibile ci ha sempre accompagnato nelle nostre numerose vite.

Riuscire a creare in uno spazio definito sulla terra un punto di contatto con la sfera divina, era ed è un compito assai arduo. Impresa di pochi individui specializzati, architetti e costruttori, possessori di una Sapienza terrestre e celeste. Tutto quello che si trova dentro ad un tempio, dai partecipanti agli oggetti, dall’arredamento alla musica, deve essere in armonica sintonia con l’universo spirituale per ottenere il successo dei rituali in esso celebrati.

Un esempio molto interessante ci viene dalla tradizione orientale del mandala: i monaci costruiscono e disfanno come in un esercizio ascetico continuo, uno spazio sacro, secondo una minuziosa e precisa geometria fatta di cerchi concentrici e quadrati, che ricreano simbolicamente l’universo.

Invece i dervisci del Medio Oriente danzano in modo concentrico intorno ad un punto, come a voler ricreare il moto terrestre attorno al Sole, o dell’uomo intorno a Dio.

“È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica”, recita un paragrafo della Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto, ed è proprio in base a questo principio che ricreare nel nostro microcosmo ciò che esiste su un altro piano di esistenza può portarci ad esperienze nuove e edificanti.

Incontro tenuto presso la sede dell’Associazione Archeosofica di Pistoia il 18 dicembre 2021