“Un’avventura iniziatica nella terra dei faraoni” di Tommaso Palamidessi

Al tema della morte e della rinascita nell’antico Egitto, si può approcciare anche in un altro modo che sembrerebbe poetico, e lo è ma solo in parte, che sembrerebbe romanzato, e lo è ma solo in parte, perché in realtà è soprattutto operativo.
Stiamo parlando di un’opera che si intitola “Un’avventura iniziatica nella terra dei faraoni” romanzo vissuto di Tommaso Palamidessi, scritto nell’aprile del 1944.

In quegli anni Tommaso Palamidessi viveva a Torino e si stava dedicando allo studio dell’antica civiltà egizia, approfondendo anche quello dei geroglifici con l’allora direttore del Museo Egizio, il professor Ernesto Scamuzzi.

Attraverso queste pagine, che l’autore stesso nel sottotitolo spiega essere un romanzo da lui vissuto, rivive gli episodi di una vita precedente, quando in Egitto regnava la XX dinastia e lui era Oseti, un apprezzato scultore reale originario di Tebe che a 32 anni, a seguito di una crisi che potremmo chiamare di coscienza, abbandona il suo prestigioso lavoro, la sua amata donna e trova un Maestro che lo introduce in un monastero, cioè in una scuola del Tempio. In qualità di aspirante Iniziato, viene sottoposto a prove di vario genere, tra cui quelle pericolose e ardimentose dei quattro elementi, a prove morali che consistono nel dominio delle passioni, e infine a delle prove spirituali il cui culmine è la sperimentazione della morte volontaria e apparente, per rinascere come Osiride, trasfigurato nel dio Sole.

Dopo aver attraversato una porta d’accesso nascosta ai piedi della minacciosa Sfinge e aver risalito i percorsi ascensionali della Grande piramide, in queste pagine ci fa rivivere la celebrazione dei Misteri di Iside e Osiride. Sono pagine splendide, di un avvincente romanzo, che si leggono apprezzando anche la bellezza della prosa, ma soprattutto, come dicevo prima, sono molto operative, pratiche e ad anche tecniche poichè tramandano dei consigli preziosi.

Ad esempio, e citiamo dall’Autore che sta riportando gli insegnamenti del suo Maestro: “La via dell’unione con Ra non puoi percorrerla che a tappe successive, con lentezza. La fretta, l’impreparazione, significa fallire prima del tempo” Si sofferma poi a spiegare che bisogna diventare come un terreno fertile per l’Iniziazione, nell’Unione con Ra. E prosegue, “potranno raccogliere buon frutto solo quegli uomini che avranno saputo portare a termine ordinatamente i lavori preparatori e le necessarie purificazioni, la sorveglianza e la cultura del khu, cioè del mentale, la concentrazione, la meditazione eccetera”.

Tra i ricchissimi spunti di riflessione, sempre tutti con un risvolto operativo e concreto, validi allora come oggi, ci soffermiamo solo su un aspetto citando ancora dalle parole di Tommaso Palamidessi:
“L’unione con Ra-soggiunse il vegliardo- vuole otto tappe, cioè:
1) L’allenamento morale.
2) Le regolari abitudini nella condotta individuale.
3) Le speciali posizioni del corpo.
4) Il dominio delle forze vitali mediante il respiro.
5) Il controllo del khou o mentale mediante l’introspezione.
6) La concentrazione di cui ancora non sei padrone.
7) La meditazione e la contemplazione che tu hai già iniziato, ma su cui devi ancora insistere.
8) La realizzazione della supercoscienza o l’Estasi di cui ancora non conosci la bellezza.”

Avverte anche che la vera iniziazione consiste nel percorrere queste otto tappe, che definisce “stanze” con i tempi di arresto tra l’una e l’altra, necessari a vivere, imparare e assimilare per sempre quella precedente.
La narrazione prosegue con altre preziose indicazioni sulla via iniziatica, ad esempio mettendo in luce quali sono gli ostacoli che intralciano la liberazione, le cinque forze da coltivare e rafforzare, svelando anche sette preziose chiavi di autorealizzazione.

L’Autore chiude queste pagine rimarcando l’importanza di una chiave realizzativa, che più o meno tutti abbiamo a nostra disposizione e che possiamo potenziare, cioè la nostra volontà, ossia la buona volontà rivolta verso l’Assoluto.
Nel fascicolo si può leggere, quindi, sia un resoconto dell’esperienza ricordata sia chiare considerazioni e indicazioni di natura iniziatica che sono utilissime per trarne insegnamenti per la nostra vita interiore, spirituale.
Infine, un ultimo aspetto sul quale vorremmo soffermarci è che in questo giro di anni Palamidessi non si interessa solo di Egitto (lavorando anche ad un commento del “Libro egiziano dei morti” che non verrà mai dato alle stampe), ma nel corso degli anni Quaranta si occupa anche di Yoga e di Alchimia, pubblicando numerosi testi. Se apparentemente nulla sembra accomunare queste discipline, uno studio comparato delle opere dell’Autore ci aiuta a capire meglio come esse, sebbene parlino linguaggi diversi, spesso per addetti ai lavori, sebbene abbiano orientamenti dottrinali diversi che appartengono a diverse Tradizioni del percorso evolutivo dell’umanità, e sebbene propongano tecniche diverse, muovono tutte verso un unico scopo in quanto sono differenti ma analoghe vie che vogliono portare all’unione con Dio. Nel caso dell’antico Egitto alla Osirificazione e all’unione con il dio Sole-Ra.

“Nessun libro è superiore all’esperienza dei mondi spirituali”, Tommaso Palamidessi, Tribuna illustrata, 8 luglio 1965, p.34